Psicologa e Naturopata Infantile a Torino

Vuoi entrare con me?

"Vuoi uscire con me?"
"No. Voglio entrare."
"Entrare?"
"Sì. Uscire è un'azione che possono fare tutti. Ma io voglio compiere qualcosa di molto più grande. Voglio entrare con te nella vita, nei suoi tunnel, nelle sue grotte, nelle profondità. La superficie la conosco bene e non mi ha mai dato nulla. Ora voglio immergermi negli abissi e scoprirne tutti i segreti. Insieme a te."
"E' un viaggio pericoloso."
"Se hai paura tutto è pericoloso. Anche la superficie."
"E tu non hai paura?"
"Ho una voglia immensa di prenderti per mano e di tuffarci in questo oceano inesplorato. Non più in fuga da noi stessi, abituati da sempre ad uscire al primo maremoto. Là sotto incontreremo tempeste, nebbie di sabbia, pesci feroci. Ma io e te impareremo a conoscere i nostri vortici marini. E li trasformeremo nei nostri più grandi alleati. Tutto questo si può fare solo entrando. Non uscendo."
"Voglio entrare con te. E non uscire più."

Elena Bernabè

Quante volte, qualcuno/a ci ha chiesto o scritto: “Vuoi uscire con me?”.  Sarebbe bello se cambiassimo questa domanda con: “Vuoi entrare con me?”. Sì, perché quando iniziamo una relazione d’amore, entriamo, non usciamo. Entriamo nell’altro, nella sua storia prima di noi, nei suoi sogni, nei suoi profumi, nei suoi colori. Entriamo anche in noi stessi con l’altro, in vani del nostro mondo che forse nemmeno avevamo mai esplorato prima perché far entrare qualcun altro nel nostro cuore, nello spazio più intimo che abbiamo, può far emergere gli ostacoli che abbiamo nei confronti dell’amore. 
Quando lasciamo l’amore entrare, possiamo sentire infiammarsi tutti quei punti nevralgigi legati alla paura dell’intimità o al desiderio illusorio di voler rimanere chiusi in noi stessi. 
Se anziché decidere di fare entrare, delicatamente, decidessimo invece di continuare ad uscire agendo il nostro noto repertorio di giochi auto-sabotanti dei quali siamo ostaggio da lungo tempo, inevitabilmente andremo incontro alla lotta o alla perdita dell’altro e ci vedremo, in questo modo, ancora una volta riconfermati nella confortevole e antica immagine di noi stessi.
La decisione di entrare in una relazione sana e autentica implica, dunque, l’inevitabile trasformazione alchemica di queste paure, la cui benzina è  il coraggio. 
Le modalità di espressione e ricezione dell’amore, dipendono principalmente da come si sono espresse le relazioni intime con nostra madre e nostro padre. Nascosto dietro al timore dell’intimità, c’è il terrore dell’abbandono. Se i nostri genitori sono stati poco responsivi, non sufficientemente disponibili, poco affettivi, temeremo di perdere l’amore perché convinti di essere inetti, poco meritevoli d’attenzioni e, quindi, giustamente “abbandonabili”. Creeremo relazioni di dipendenza per aver continue prove d’amore oppure sceglieremo relazioni “a luci spente”, così da non dover nemmeno correre il rischio di essere abbandonati. 
Se invece abbiamo avuto genitori troppo presenti, invadenti, avremo paura di essere controllati emotivamente, di rimanere “intrappolati” in una relazione, di perdere la nostra individualità. 
Quando entriamo in una relazione senza aver portato consapevolezza sui drammi della nostra infanzia, ripeteremo all’infinito le stesse scene, gli stessi copioni che agiremo in modo esasperato, manipolativo e costringeremo l’altro nella direzione opposta. Il nostro Ego, inoltre, ci ha convinti che la nostra narrazione sia la fedele copia di come le cose sono andate veramente. Il cuore invece sa che si tratta di un modello intriso di schemi e condizionamenti che continuano a riattivare le memorie di ciò che ci aveva feriti per la prima volta. Le nostre relazioni si trasformano così in profezie che si auto-avverano poiché presenteranno le stesse dinamiche che tanto temiamo e vedremo le nostre convinzioni rafforzate e sempre più potenti.    
 Se non usciamo, ma, al contrario, entriamo con l’altro e nell’altro, tutte queste ferite possono trovare guarigione profonda nella relazione stessa. Perché in fondo, se si continua ad avere paura e non si corre mai il rischio di lasciarla andare, tutto diventa pericoloso, "[…] anche la superficie.".
Se ci ostiniamo a resistere ad aprire le porte per non far entrare nessuno nella nostra intimità, lasceremo fuori da quelle porte anche le esperienze d'amore potenzialmente positive.

Marika Lovecchio Psicologa e Naturopata infantile

Torna a Pensieri e Parole Blog