Per lungo tempo ho fatto personalmente esperienza della sofferenza psicologica che ha richiesto pazienza, cura e amore. Oggi è, nel mio incontro con l’Altro, una risorsa che mi permette di rimanere umile, non dimenticando mai da dove sono partita.A tal proposito, una parola del cuore è cambiamento. Credere che ciò sia possibile e realizzabile, è quanto di più grande mi abbia spinta e guidata nella scelta della mia professione. La propria storia non è scritta sulla pietra, non è immutabile. Non è possibile cambiare i fatti, ma si può cambiare la percezione che abbiamo di questi, facendoci aiutare per risignificarli e dargli un nuovo senso.La parola cambiamento si accompagna ad un’altra altrettanto importante, la resilienza che a me piace chiamare alchimia. È compito dello psicologo aiutare la Persona a farne esperienza, a trovare le proprie risorse affinché possano essere messe al servizio del Sé e rendere possibile un’alchimia psicologica, ovvero la trasformazione di “materiale vile” in "materia preziosa".Parola del cuore è anche bambino. Quando gli sono davanti, lo guardo sempre al di là dei sintomi che manifesta, fisici o comportamentali che siano, mettendomi in ascolto autentico di ciò che vuole comunicarmi attraverso di essi. Quando lavoro con un bambino, a mente tengo anche i suoi genitori. Un’altra parola cara è, quindi, genitorialità. Dimensione complessa che comprende non solo quei modelli individuali appresi nelle proprie relazioni d’attaccamento, ma anche quelli relazionali, ovvero di coppia e quelli legati alla propria famiglia d’origine. Per me, lavorare con la genitorialità significa inserirmi in un’ottica di prevenzione primaria, creare fattori protettivi per il benessere dei bambini. Strettamente connesso a questo tema vi è quello della psicogenealogia, strumento prezioso per l’indagine della propria storia familiare che dà la possibilità di guardarla in un’ottica più ampia, offrendo ai genitori che incontro l’occasione di esplorare i propri vissuti e immagini interiori legate all’essere genitori.Ultime parole del cuore, ma non per importanza, sono mente e corpo. Strettamente interconnessi. Facilito, nell’Altro che incontro, un’integrazione dei due sistemi possibile solo co-costruendo significati ai sintomi che manifesta, abbracciando, quindi, una visione olistica.
Conoscere la propria oscurità è il metodo migliore per affrontare le tenebre degli altri
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