Psicologa e Naturopata Infantile a Torino

Guarigione come spazio

Spesso mi interrogo su cosa sia la guarigione. Forse perché è la più grande domanda che mi portano le persone che incontro nel mio lavoro.Il processo di guarigione è un incessante divenire, una costruzione quotidiana. Si palesa a me, nitidamente, la fotografia di una montagna della quale scorgo le sue infinite salite e relative discese.
È una costante tensione tra lo schiudersi e il dischiudersi, tra il pieno e il vuoto. In un processo di guarigione si oscilla tra il rumore caotico dell’esterno e il silenzio assordante dell’interno.
Ci si sente leggeri e poi di nuovo pesanti, trascinati giù negli abissi del passato.
A volte, ad agire, è la nostra parte guarita, risvegliata e vigile, altre quella vecchia, spesso arrabbiata, triste, soffocata dallo scuro lenzuolo che è la depressione. Ci si sente stanchi là sotto, tanto da non credere di potercela fare oltre.
E poi di nuovo la luce, ancora una volta allineati, in equilibrio, comodi.
Quest’epoca di finta New Age, dell’abuso del pensiero positivo, della guarigione permanente in 7 giorni o, peggio, in una sola giornata, dell’ “andrà tutto bene”, ha bisogno, forse, solo di verità. E di umiltà. Non basta immaginare una vita felice per attrarre a Sè l’abbondanza, se prima non abbiamo sostato negli abissi dei nostri vuoti affettivi. Perché immaginare ricchezza, non avendo prima guarito le nostre memorie di povertà non farà che manifestarne ancora e ancora.
E se la guarigione fosse spazio? Fosse imparare a fare spazio?
Spazio dentro e fuori. Spazio di ascolto autentico. Osservazione distante e presente.
Guarigione come spazio in cui si smette di fare come accaniti consumatori, per Essere. Semplicemente essere.
Essere pienamente umani nella nostra umana vulnerabilità del cuore.

Marika Lovecchio, Psicologa e Naturopata Infantile

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